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mercoledì 30 marzo 2011

Io giovane, che ho rotto lo specchio dell'egoismo per costruire un mondo d'amore

Edgar Lee Masters in una delle sue poesie definiva la crescita come la rottura di uno specchio; una parte della nostra vita la viviamo in una urna che riflette solo la nostra immagine e questo riflesso ci permette di conoscere noi stessi, ma poi l'urna si rompe e lo specchio si disintegra mostrandoci la realtà, la vera vita.

A volte non siamo pronti, ci ritroviamo soffocati dalla vita reale schiacciati da quello che è un vortice interminabile composto di odio violenza e sopraffazione; il vortice scorre, ruota, ci distrugge portandoci ad odiare la realtà, portandoci a ricostruire il nostro specchio, riconducendoci alla semplice conoscenza di noi e al menefreghismo verso il prossimo, ed è così che si crea la famosa massa atomizzata (analizzata dalla filosofa tedesca Hannah Arendt) che ha portato alla nascita della dittatura nazista.
Insomma, lo specchio si rompe e noi cosa facciamo? Tentiamo di ricostruirlo attorno a noi creando una società di egoismo che può creare un mondo invivibile.

Passano gli anni ed arrivo a riconoscere che attorno a me c'è sempre più menefreghismo, respiro quell'aria descritta dalla filosofa tedesca di una massa di egoismi, di un insieme di persone che vogliono solamente badare ai propri interessi e si chiudono in loro stesse.
Sentirsi soli in un mare di folla è bruttissimo, eppure oggi è così; la cosa mi spaventa, mi atterrisce sapere che stiamo degenerando, che stiamo creando un mondo ed una società che nel passato ha dato vita ai regimi dittatoriali più spaventosi della storia.

Ho una speranza, perché del resto la speranza è l'ultima a morire, credo che esista nei giovani la salvezza, che solo le nuove generazioni possano ribellarsi al potere precostituito.
Quei giovani figli della scuola pubblica, della cultura, insomma quelle generazioni che hanno un po' di sale in zucca. Ho visto negli occhi dei miei coetanei e delle mie coetanee la forza e la voglia di non essere egoisti, la volontà di costruire qualcosa di migliore. Ho visto uomini sperare e sognare.

Noi giovani abbiamo rotto lo specchio, abbiamo affrontato la realtà e spero che avremmo la forza di non odiarci, di iniziare ad amarci e vivere liberamente sorridendo all'alba di ogni giorno di pace che costruiremo con il nostro amore

venerdì 25 marzo 2011

cosa significa essere femministe nel 2011

Nel passato il femminismo è stato male interpretato, molte persone l'hanno visto semplicemente come una liberazione sessuale della donna, ma non è così, o per lo meno, il femminismo di oggi è totalmente di verso, va anzi in antitesi con il concetto di donna emancipata e disponibile che qualcuno ha tentato di far passare nel passato.

È passata oramai l'idea che la donna sia l'essere a disposizione, l'oggetto dedito al piacere, ma non è così.
Il vero femminismo oggi è quello che decine di donne cercano di portare avanti quotidianamente in ogni dove della nostra società contrastando difficoltà e pericoli; sono le donne che si sentono tali senza dover indossare per forza una gonna o senza doversi truccare. Uno dei simboli del movimento è appunto il taglio corti di capelli, e sapete il perchè? Perchè noi ci sentiamo donne non perchè abbiamo i capelli lunghi e neanche perchè sappiamo camminare sui tacchi, sentirsi donne è qualcosa di più profondo, è qualcosa che ti parte da dentro, dall'interno stesso del tuo essere e ti porta a vedere la realtà in maniera totalmente diversa dalla stragrande maggioranza degli uomini; è stato provato che le donne hanno la tendenza a pensare al futuro ad essere più pacifiste degli uomini, ad avere, insomma, la propensione a voler costruire un mondo migliore.


Purtroppo bisogna far rinascere dentro noi l'idea stessa di femminismo, per anni la gente ha pensato che fosse un movimento nel quale la donna voleva diventare come l'uomo, ed infatti, troppo spesso in passato si è cercati di eguagliare gli uomini anche nei loro lati peggiori. Spesso si sente dire che la donna oramai è diventata libera come l'uomo, che si concede sessualmente, ma questo non è femminismo, questa è la completa antitesi del movimento stesso.

Essere femminista oggi significa rivalutare la donna, significa far vedere all'uomo che non siamo disponibili, o meglio, siamo disponibili solo al confronto in campo lavorativo, al confronto nella società, ma non siamo mai state, e non lo saremo mai, disponibili al divertimento dell'uomo.

Siamo in una società dove oramai la donna è svalutata al massimo dove anche se riusciamo ad ottenere un minimo di successo nella nostra vita, l'opinione pubblica ha sempre il dubbio che ci siamo concesse che ci siamo riuscite perchè donne e non per merito.
Ci sono tante femministe come me, che ogni giorno lottano contro questo pregiudizio, che quotidianamente cercano di essere trattate come Donne e non come semplici sgualdrine.

Siamo in poche a pensarla così, basta vedere quando è periodo di esami in una facoltà dove le donne iniziano ad andare a sostenere gli esami in minigonna e scollatura, sarò forse l'unica, o una delle poche, ma quando sostengo un esame felpa jeans e scarpette, perché voglio essere giudicata per quello che so e non per come appaio.

Essere femminista oggi è chiedere a chi abbiamo di fronte di vederci non come donne ma come esseri umani

mercoledì 23 marzo 2011

perché mi sento / non mi sento ITALIANA

vi siete chiesti perché vi sentite italiani? Vi siete chiesti cosa significa oggi essere italiani?
Io l'ho fatto, sono andata alla ricerca di risposte e le ho trovate nella quotidianità, nel mio modo di vedere il mondo; le ho trovate nella mia vita e in quella di chi mi circonda.


Io sono italiana perché la mattina mi sveglio con mia madre che mi apre la finestra e il cinguettio degli uccelli e il suono della campana della parrocchia;
mi sento italiana perché la scuola che ho sempre frequentato è pubblica e mi ha permesso di conoscere persone di ogni classe sociale crescendo senza pregiudizi e con la forza di affrontare il mondo;
mi sento italiana perché in un paesino, come il mio, di tremila abitanti abbiamo 4 bar come minimo e tutti i giorni si gioca a carte;
mi sento italiana perché ho imparato a giocare a biliardino prima ancora di capire cosa fosse il biliardino;
io sono italiana perché una bella partita a briscola e scopone non si rifiuta mai;
io sono italiana perché abito in uno dei numerosissimi comuni sperduti per la penisola;
io sono italiana perchè ho sentito parlare dei tedeschi e degli americani dai miei nonni che raccontavano la guerra;
io sono italiana perché ho ho sentito dei miei avi che hanno lottato per i propri diritti e per avere una costituzione;
io sono italiana perché a scuola ho studiato il latino, ma lo odio da morire;
io sono italiana perché ho dovuto leggere dante, e l'ho apprezzato solo dopo aver finito il liceo;
io sono italiana perché la mia storia è così complessa e articolata che neanche gli storici la conoscono bene;
sono italiana perché non c'è mattina senza giornale;
sono italiana perché almeno una volta nella vita ho fatto la fila all'ufficio postale;
sono italiana perché con 1 ora passo dal mare alla montagna;
sono italiana perché sono rimasta imbottigliata nel traffico di Roma;
sono italiana perché ho imparato ad apprezzare l'arte grazie allo studio della storia dell'arte;
sono italiana perché amo la musica;
sono italiana perché, come la maggior parte degli italiani, ho suonato uno strumento musicale;
sono italiana perché non c'è primo maggio senza concerto;
sono italiana perché le feste si fanno in famiglia con maxi pranzi;
sono italiana perché ho una nonna che come mi vede mi dice che sono dimagrita e si mette ai fornelli a cucinare;
sono italiana perché conosco tante persone con tantissimi dialetti diversi ma unite sotto la stessa bandiera;
sono italiana quando l'Italia batte la Francia 21-22;

ci sono tante cose bellissime che mi fanno amare la mia terra e il mio paese, ma purtroppo sono italiana anche quando le cose non vanno bene, e a volte non mi sento italiana;

io non mi sento italiana quando vedo l'ambiente deturpato;
io non mi sento italiana quando mi rendo conto che la mia costituzione non viene rispettata;
io non mi sento italiana quando sento parlare di corruzione;
io non mi sento italiana quando vedo L'Aquila ancora con le sue macerie;
io non mi sento italiana quando sento parlare di conflitto di interesse;
io non mi sento italiana quando penso alla morte di Falcone, Borsellino, Impastato,...
io non mi sento italiana quando sento che il mio stato entra in guerra;
non mi sento italiana se sento parlare di mafia;
io non mi sento italiana se sento cantare Apicella;
io non mi sento italiana quando vedo le ingerenze della chiesa sul nostro governo...
io non mi sento italiana quando Marchionne decide sulla sorte degli operai fiat;
io non mi sento italiana quando dopo un terremoto c'è gente che ride;
io non mi sento italiana quando non trionfa la meritocrazia ma la mignottocrazia;
io non mi sento italiana se la legge non è uguale per tutti;
io non mi sento italiana quando a scuola devo studiare religione cattolica;
io non mi sento italiana quando Borghezio insulta gli immigrati;
io non mi sento italiana quando sento che gli usa hanno basi militari sul mio territorio;
io non mi sento italiana quando ricordo la morte di Carlo Giuliani;
io non mi sento italiana quando una partita di calcio finisce nel sangue;
io non mi sento italiana quando sento che in alcune librerie vengono proibiti dei libri;


io non mi sento italiana quando … quando l'italia non è più una repubblica democratica fondata sul lavoro

Io SONO italiana e questo è l'importante;
io sono italiana e, nel bene e nel male, ciò non lo rinnegherò mai.....ma soprattutto spero che un giorno le motivazioni per le quali mi sento italiana aumentassero e quelle per le quali non mi sento tale tendino a scomparire

domenica 20 marzo 2011

Ne è scoppiata un altra. Altro sangue sangue versato per una guerra giusta?

ebbene si ne è scoppiata un'altra, un'altra guerra; questa volta qualcuno la chiama guerra giusta, qualcuno non la chiama neanche guerra semplicemente si crea una no fly zone, eppure le bombe vengono sganciate, i militari partono, e la terra trema sotto il rumore dei missili.
È una guerra di liberazione, ma è pur sempre una guerra.

Il popolo libanese ci ringrazia, ma non può essere lo straniero a liberare un popolo da un dittatore deve essere la popolazione stessa in grado di destituire il potere precostituito, perchè finché non ci sarà quella consapevolezza nella popolazione Gheddafi potrà anche essere destituito, ma sicuramente sarà già pronto il sostituto di turno. Ci vuole la cultura e la consapevolezza che purtroppo non si diffonde con i missili.

Sarà giusta questa guerra, sicuramente è giusto schierarsi contro un dittatore e difendere la popolazione, ma difendere con le armi? Difendere con la forza? L'unica guerra giusta è quella che non sarà mai combattuta, l'unica guerra giusta è quella che sarà combattuta con i libri e le penne.

domenica 13 marzo 2011

Vi spiego perché" io dico no al nucleare"

sono contraria al nucleare e non dopo quello che sta succedendo in Giappone, sono sempre stata contraria al nucleare per, tanti e troppi motivi che provo ad elencare....

L'enel ha acquistato il famosissimo progetto EPR progetto ritenuto nuovo, ma effettivamente è la stessa pappa che i francesi costruivano già anni fa, tralasciando questo particolare, l'Italia ha deciso di stanziare tre milioni a centrale.... in Finlandia la costruzione dello stesso progetto è arrivata a costare 7 milioni e siamo ancora nella fase iniziale, gli operai hanno dichiarato di non saper costruire un reattore e le loro condizioni di lavoro non rispettano gli standard minimi di diritto al lavoro; come facciamo a costruire una centrale con 3 miliardi? La risposta è purtroppo semplice risparmieremo su cose essenziali come l'enel ha già fatto nell'est Europa dove ha costruito centrali prive di scudo di difesa aerea in modo da favorire eventuali attentati terroristici.

Vogliamo parlare delle scorie? Non esiste una gestione a lungo termine di queste ultime, in Germania hanno inquinato una intera falda acquifera perché avevano costruito un deposito radioattivo in una grotta non considerando le infiltrazioni di acqua, quest'ultima ha iniziato a penetrare in profondità inondando i locali dove erano depositate le scorie. In Inghilterra dove anche noi italiani abbiamo mandato a far lavorare le scorie di un anno di attività di nucleare la zona intorno alla industria è altamente radioattiva. Per non parlare degli scarti della lavorazione dell'uranio che, non considerati radioattivi, in Francia sono stati usati come riempimento per una intera città che è attualmente radioattiva e i casi di leucemie sono elevatissimi.

No possiamo purtroppo tralasciare gli studi che dimostrano, sia in Germania che in Francia, l'elevata presenza di casi di leucemia nei pressi delle centrali; numerosissimi sono gli studi di persone che hanno notato che la fuoriuscita di materiale radioattivo dalle centrali è al di sopra dei valori consentiti dalla legge.

Sono dell'idea che non valga la pena di correre rischi così grandi per ottenere energia che potremmo ricavare anche dalle fonti alternative quali eolico idroelettrico e solare...

Sono dell'idea che buttarsi nel nucleare sia rischioso per tutti noi soprattutto in uno stato ad alto livello sismico.

mercoledì 9 marzo 2011

L'alienazione...Perchè mi sembra di camminare sul viale Karl Johan di Munch e non solo grazie a Marchionne

Non so se tutti avete presente il dipinto di Munch “Sera sul viale Karl Johan”, diciamo che è uno dei quadri che rappresenta nel migliore dei modi l'alienazione delle persone dopo la rivoluzione industriale.
Ebbene a volte mi sembra di camminare nella stessa strada ma di percorrerla al contrario, mi ritrovo di fronte persone che corrono, gente che senza un minimo di personalità segue il flusso della massa e cosa più spaventosa, nei loro occhi si legge il vuoto; Marx aveva ragione il capitalismo porta l'uomo ad essere solo una macchina nelle mani del Marchionne di turno, compromette quella che è la definizione di essere umano trasformandolo in un semplice ingranaggio che, come diceva Dickens, “worked monotonously up and down like the head of an elephant in a state of melancholy madness”[coketown].

Lavorare in catena di montaggio deve essere atroce, l'operaio arriva a “rompersi” dopo decine di volte che ha fatto lo stesso movimento, eppure gli stipendi sono da fame e le condizioni di lavoro non sono certo delle migliori; eppure sono trascorsi anni di lotta operaia, abbiamo ottenuto dei diritti, ma questi diritti sono stati calpestati(vedi la fiat) in nome della globalizzazione e della concorrenza di stati dove la manodopera è a minor costo.

Ma non dovrebbe funzionare così, non dovremmo essere noi a subire la globalizzazione di un modello economico che sfrutta il lavoratore, dovremmo essere noi gli esportatori dei diritti fondamentali dell'operaio, dovremmo essere noi ad andare in Cina e mostrare agli operai cinesi che esiste un minimo sindacale, che la giornata lavorativa deve essere di otto ore, che la malattia deve essere retribuita, insomma dobbiamo essere noi a globalizzare con la cultura, dobbiamo esportare “gli occhiali” che permettono alla popolazione di osservare in maniera critica la propria condizione sociale e gli consentano di costruire le basi per ribellarsi.

Noi siamo le multinazionali che sfruttano, noi siamo i consumisti che importano prodotti figli del lavoro sottopagato, e siamo quindi noi stessi gli autori del nuovo contratto fiat, siamo noi che con l'idea “tanto sfruttano i cinesi non noi” ci ritroviamo a vedere i nostri diritti finiti nel cesso...
Prima di lottare contro Marchionne, prima di chiedere più diritti, direi che sia il caso di globalizzare il mondo con i diritti fondamentali perchè non possiamo usare due pesi e due misure.... un operaio cinese è come un operaio italiano e non possiamo sfruttarlo. Imponiamo alle nostre multinazionali il rispetto dell'operaio, imponiamo il rispetto dell'essere umano.

domenica 6 marzo 2011

quell'uguaglianza.....che non riusciremo mai a raggiungere

Noi donne crediamo nella parità dei sessi, almeno nella parità legale e di dignità...
Ma quando usciamo di casa sole è li che la nostra uguaglianza sparisce, giriamo un angolo e abbiamo sempre il terrore che qualcuno possa farci del male, sali su un autobus e il più delle volte non sai neanche se puoi fidarti dell'autista, metti le cuffiette e inizia a fare finta di leggere un libro in modo tale che nessuno possa importunarti ma conteporaneamente hai le "antenne alzate" per captare tutto ciò che ti succede attorno, tutto ciò che ti circonda.
Una donna sola, è l'essere più indifeso e meno tutelato sulla faccia della terra; è questa la realtà dei fatti e temo che resterà così per sempre.

l'8 marzo non è una festa con spogliarellista.....l'8 marzo è una commemorazione delle nostre antenate morte per donarci la dignità

l'otto marzo come ogni anno si festeggia la festa della donna...
la gente cosa fa di solito questo giorno? Va a spettacoli x le donne spogliarelli e feste dedicate al divertimento, ma l'8 marzo non è questo.
In questo giorno si commemorano le centinaia di donne che hanno creduto di poter ottenere l'uguaglianza, si commemorano le femministe che hanno lottato per difendere i prorpi diritti.
Che messaggio diamo se questa festa la passiamo a commemorare uno spogliarellista, che messaggio diamo alle tante bambine che ci guardano e che poi diventeranno le future Ruby per il notro premier?
Quest'anno più degli altri l'otto marzo dovrà mostrare la donna come è veramente e rinnegare il concetto che passa attraverso la politica e le tv.
Quest'anno l'8 marzo....dovrà essere veramente la FESTA DELLA DONNA....nn un divertimento

mercoledì 2 marzo 2011

Considerate se l'immigrato è un uomo......

lavora per pochi euro al mese, ovviamente in nero senza alcuna sicurezza sul posto di lavoro; il più delle volte fa i lavori che noi italiani non faremmo mai eppure si sente dire “vieni in Italia e ci rubi il lavoro”. Partono da posti dimenticati dal mondo dove la fame e le guerre minano l'esistenza umana, intraprendono i famosi viaggi della speranza e arrivano in centri di accoglienza affollatissimi dove è carente qualsiasi cosa...anche lo spazio vitale.
Sfruttati, umiliati e privati della loro dignità hanno la forza di entrare in italia, uno stato dove il più delle volte l'immigrato è visto come il delinquente, il cattivo.
Ma siamo noi che li facciamo diventare così li sfruttiamo li facciamo vivere in condizioni disumane, ho visto gente affittare stalle prive di ogni condizione igienica a immigrati....e poi diciamo che sono gente incivile.....chi è l'incivile l'italiano che ci guadagna affittando una stalla per animali o l'immigrato che chiede solo la speranza?


L'immigrato è un uomo, l'immigrato è un cittadino del mondo, l'immigrato dovrebbe essere considerato come un nostro fratello ed invece...
Ed invece troppo spesso siamo razzisti, di quel razzismo subdolo che non si vede in superficie, ma è nascosto sotto dei falsi sorrisi, quel razzismo che ci permette di affittare un monolocale a 3 famiglie immigrate, quel razzismo che ci permette di offrire lavoro per pochi euro ad una persona solo perchè non italiana....quel razzismo che fa più male del sentirsi dire “sporco immigrato”

L'immigrato è un uomo....ma in queste condizioni può essere definito tale?